sabato 19 dicembre 2009

Auckland 17/12/2009

Ed è l'ultimo giorno.
Poco da dire.
Ovviamente non sto fermo, ma cammino per tutta la città alla ricerca delle ultime cose.
Alcune sono destinate a rimanere introvate, per altre ripongo le mie ultime speranze nell'aeroporto...
Si torna a casa.
Un saluto a tutti e grazie per la cmpagnia :-)

Aucklad 16/12/2009

Ecco.
Ancora.
Sveglia alle sei e mezza!
Il sole splende!
Il pulmino arriva puntuale e la giornata di immersioni inizia sotto il migliore auspicio.
Le Poor Knight Islands.
Secondo Costeau uno dei dieci migliori posti al mondo dove esplorare le profondità del mare.
Due immersioni.
Il tempo aiuta sicuramente, ma i posti sono veramente molto belli.
Il mio gruppo è di tre persone per la prima immersione e di quattro per la seconda.
Tutti armati di macchina fotografica e per fortuna disponibili a farmi scaricare le loro foto sul mio pc.
Qui ho poco da raccontare.
Bisogna essere presenti per capire.
Lo spettacolo si avvicina molto a quello dei tropici, con la variante che i pesci sono egualmente numerosi, ma meno colorati ed al posto dei coralli ci sono praterie di alghe.
Il rientro ad Auckland è una delle cose più belle della vacanza.
Come previsto, non faccio in tempo a prendere l'autobus e quindi mi lancio verso il primo vero autostop.
Ebbene...
Dopo neanche due minuti mi raccoglie una ragazza che mi avvicina a destinazione di un centinaio di chilometri. La macchina è tutto un programma. Ma non è mia intenzione lamentarmi.
Il secondo passaggio si fa attendere qualche minuto in più. Questa volta i benefattori sono due neozelandesi di chiara origine Maori, di ritorno dalle loro vacanze.
Anche in questo caso il servizio è impeccabile.
Oltre a portarmi direttamente alla soglia dell'ostello, mi offrono anche da bere.
La giornata potrebbe anche concludersi così, ma in realtà entrando in stanza faccio la conoscenza di un ragazzo inglese. Così la serata è tutto meno che tranquilla. Uscita a quattro. Un inglese, due brasiliane ed io.

Whangarei 15/12/2009

Troppe cose tutte negli ultimi giorni.
Proprio nel momento in cui volevo prendere con più calma la permanenza in Nuova Zelanda, accade di tutto.
La partenza per Whangarei viene rimandata al pomeriggio, in modo da poter fare gli ultimi acquisti con tutta calma.
Calma che in realtà non è tale, perché la maggior parte delle cose viste durante il viaggio sono praticamente introvabili ad Auckland e la cosa mi fa un po' innervosire...
Nel pomeriggio prendo il mio ultimo Intercity ed in tarda serata arrivo a destinazione.
L'ostello è molto carino. Ha solo un piccolo problema. E' lontanissimo da qualsiasi forma di vita umana. Ma non è lontano dalle forme di vita autoctone.
A pochi passi, che all'atto pratico equivalgono a circa quaranta minuti a piedi, c'è una zona dove si possono osservare i glow worms. Vi ricordate ad inizio vacanza i famosi vermicelli fluorescenti che a Waitomo spacciavano come loro esclusiva? Ebbene...ce n'è in giro per tutta la Nuova Zelanda.
Dopo cena (si fa per dire) mi avventuro nel buio del bosco per vederli.
Nonostante mi sia messo d'impegno ad ignorare tutte le indicazioni datemi e dopo una conseguente diversione di mezz'ora, mi ritrovo immerso nella selva oscura...no, non era questo quello che volevo dire...mi ritrovo immerso nel buio ed attorniato da centinaia di puntini luminosi verdi.
Lo spettacolo è suggestivo e fa un certo effetto.
Sembra di essere immersi in una specie di cielo stellato, solo che al posto di essere in alto è tutto intorno ed è verde.
Un'altra esperienza in salsa kiwi.

giovedì 17 dicembre 2009

Aggiornamento

Lo so lo so, mancano gli ultimi tre giorni e non ho ancora pronto niente.
Purtroppo (o meglio per me), gli ultimi giorni sono stati di un incasinato inaspettato.
Di conseguenza non ho proprio avuto tempo di dedicarmi al blog, ma prometto che entro Dubai mi metto d'impegno e concludo il mio lavoro.
Dovrei avere giusto qualche oretta libera durante il volo...

martedì 15 dicembre 2009

Auckland 14/12/2009

Ma trovare un'attività che preveda una bella sveglia alle dieci di mattina no eh?
Sveglia alle sei e mezza...
Alle sette ed un quarto arriva il pick up per i delfini.
Vista la conduzione famigliare dell'attività, il gruppo di cui faremo parte è di sole cinque persone, una neozelandese (yeaaa) e due....svizzeri, assolutamente teutofoni (non sono sicuro che si definiscano così le persone che parlano tedesco, ma in questo momento non mi viene in mente altro).
La ricerca dei delfini non è semplice.
Ne troviamo subito due, ma purtroppo sono 'timidi' e non ci danno tanto retta.
Così proseguiamo la navigazione e andiamo a vedere pinguini, foche, varie specie di uccelli, ma dei delfini nemmeno l'ombra.
La fortuna ci arride al rientro.
Prima due, poi tre, poi quattro, poi cinque...i delfini arrivano e noi ci buttiamo in acqua.
Non so se sia possibile descrivere in qualche modo la bellezza e l'eleganza di questi animali.
Nuotare in mezzo a loro è qualcosa di impagabile.
La temperatura dell'acqua che in altri momenti sarebbe stata quasi insostenibile, risulta ininfluente.
Dovete andare sulla fiducia.
Se vi capita l'occasione di poter andare a nuotare con i delfini e trovate qualcuno che organizza questa attività per piccoli gruppi, andate!

E qui finisce l'avventura con lo stoccardese.
Un autobus, un taxi (grrr), un aereo e un altro autobus e mi ritrovo di nuovo ad Auckland.
Il tempo scorre e la vacanza volge al termine.
Le offerte di lavoro scarseggiano e a meno di miracoli il mio rientro si avvicina.
So già che la nottata sarà lunga e difficile.
Dormo in una camerata a otto con sei o sette teenager francesi che fanno invidia al disordine che lasciavamo in camera io e Claudio a Londra. Fidatevi, la nostra stanza era quasi impenetrabile dal disordine.

Dopodomani uno degli ultimi colpi in canna e poi mi metto nelle mani di mamma Emirates.

Akaroa 13/12/2009



Sveglia presto come al solito.
La meta è totalmente cambiata rispetto ai programmi.
Dovevo volare ad Auckland ed invece decido di seguire Robert ad Akoroa.
Si tratta di un paesino vicino a Christchurch situato sulla penisola di Banks.
Solito viaggio in autobus fatto per metà dormendo e per l'altra metà in dormiveglia.
Aoraki è una cittadina di mare molto tranquilla e fondata dai...francesi.
L'idea d'origine era quella di andare a fare un giro con i kayak, ma purtroppo, come al solito, i neozelandesi hanno degli orari di lavoro incompatibili con noi europei.
Alle quattro del pomeriggio chiudono tutto e tanti saluti.
Così la gita viene rimandata all'indomani.

Ah...non vi ho ancora detto qual'è il motivo della visita ad Aoraki.
Sembra che sia uno dei posti migliori dove andare a nuotare con i delfini, così dopo aver evitato in tutti i modi questa attrattiva, alla fine cedo e prenoto la nuotata.

Il pomeriggio ad Aoraki prosegue con l'idea di rimanere tranquilli e riposare un po'.
Così, dopo una veloce tappa in ostello per un cambio d'abito...si passa ai pantaloni corti ed ai piedi nudi!!
Passaggio al supermercato per acquistare qualche birra e poi via per un qualche posto tranquillo dove fare due chiacchere.
Alla seconda birra si unisce a noi una coppia di....tedeschi...
Tra chiacchere varie (salta fuori anche Berlusconi....) e cavolate varie si arriva al tramonto.
Lasciamo la coppia alla loro cena e andiamo a cercare un posto decente dove mangiare.
Ah, la coppia di tedeschi ha girato TUTTA la Nuova Zelanda in autostop!
Mi lasciano fiducioso per i prossimi giorni quando andrò a fare immersioni (si, ancora immersioni) alle Poor Knight Islands e avrò come unico modo per tornare ad Auckland l'autostop...

Dicevo, giornata imprevedibile.
Viaggio ok, serata molto divertente in mezzo ai tre tedeschi e cena molto buona.
Adesso mi aspetta un sonno ristoratore in vista dei delfini di domani e se il tempo sarà dalla nostra parte ci scappa anche il giro con i kayak.

Dunedin 12/12/2009

Ed eccoci alla domenica.
Con Robert, il tedesco di Stuttgart, decidiamo di fare un giro per il centro di Dunedin.
La città è carina. Niente di particolare, ma carina.
A metà giro ci dividiamo.
Io decido di andare in piscina a rilassarmi un po', mentre lui si dirige verso Baldwin Street, la strada più pendente del mondo.
La mia decisione si rileva piuttosto importante per la conclusione della giornata.
Camminando verso la piscina passo di fianco ad un teatro e mi salta subito all'occhio la locandina dello spettacolo.
Trattasi di una rappresentazione della storia di una coppia che si ritrova a passare una vacanza in Italia accompagnata da un'altra coppia di amici. Una commedia totalmente neozelandese. Entro a vedere se ci sono biglietti per la sera stessa e per mia fortuna ne sono rimasti un paio. Alla fine decido di acquistarne uno e riesco anche a far pesare la mia italianità per ottenere un prezzo di favore.
Piscina, passaggio veloce in ostello ad avvertire Robert sull'evolversi della mia serata e via verso il teatro.
Bello! Spettacolo decisamente piacevole. Fortunatamente cinque attori su sei erano assolutamente comprensibili e quindi le risate del resto della platea erano accompagnate dalle mie non solo a causa del famoso effetto pecorone.
Scelta azzeccata.
Rientro in ostello e via verso il letto.

(Oggi niente foto. La macchina è rimasta inoperosa in ostello per tutto il giorno)

lunedì 14 dicembre 2009

Problemi tecnici

Problemi tecnici.
Non so perchè ma non riesco a far funzionare i commenti e non riesco a pubblicare.
Spero di risolverli a breve.

I commenti sono tornati...adesso devo solo riuscire a pubblicare...

venerdì 11 dicembre 2009

Dunedin 11/12/2009

Va bene, va bene, lo ammetto!

Alla fine è da due giorni che sono in giro con un tedesco.

Prima o poi doveva accadere.

Invercargill. La mattina presto scappo letteralmente da questo paese dimenticato da chiunque.


Giusto per la cronaca, ieri sera dalla disperazione dovuta al mortorio arrembante mi sono infilato in un cinema a guardare un film di produzione neozelandese.

Fine della cronaca.


Il viaggio verso Dunedin è piuttosto tranquillo, nel senso che mi addormento in partenza e mi sveglio a destinazione. Meglio di così...

L'Edimburgo del sud si presenta sotto un timido sole quasi estivo (solo perchè è quasi estate, altrimenti l'avrei chiamato primaverile o addirittura autunnale).

La prima impressione è gradevole, anche perché dopo Invercargill credo che anche l'inceneritore di Como sia meglio.

L'ostello è il solito ostello YHA. Carino e confortevole.

E qui si compie il maleficio.

Ad un certo punto arriva un tizio che si presenta e finisce per diventare il compagno di viaggio per i seguenti tre giorni.

La prima tappa è la visita alla penisola di Otago, e qui...vai con le foto...

Invercargill 10/12/2009

Un po' perché se l'è cercata, un po' perché è così. Va a finire che la giornata mi fa venire in mente le cavolate che si sparano al sabato pomeriggio durante la corsetta di rito.
Gita guidata a Ulva Island.
Una delle poche isole neozelandesi che sono state totalmente liberate dai predatori e che quindi sono tornate totalmente in possesso degli uccelli.
Per chi non lo sapesse, l'uccello simbolo della Nuova Zelanda è il kiwi.
Una piccola, ma non piccolissima, palla di piume con due zampe robuste ed un becco piuttosto lungo.
Cosa manca?
Le ali.
Vista l'assenza di predatori, il kiwi ha perso completamente l'uso delle ali ed è quindi inerme in caso di attacco da parte di cani, opossum, topi e simili, che sono stati importati dagli europei dopo il loro arrivo.
Questa situazione di pericolo per i kiwi e per molte altre specie di uccelli ha portato alla nascita di campagne di caccia a tutti i predatori.
L'isola di Ulva è uno dei luoghi disinfestati da tutto ciò che non siano uccelli.
La gita prevede una lunga passeggiata per l'isola, in compagnia di una guida.
Forse è meglio lasciar parlare le immagini...








PS
Nell'ultima parte del sentiero abbiamo dovuto tagliare nel bosco perché alcuni simpatici leoni di mare hanno pensato di bloccarci il passaggio.
Ah...dello spostamento ad Invercargill e della conseguente nottata non parlo.

Stewart Island 09/12/2009

Mmm
troppi giorni senza aggiornare il blog ed a questo punto mi tocca fare i conti con la memoria.
Te Anau – Stewart Island
La partenza è subito in salita.
Mi sveglio prestissimo per andare a prendere il bus che tra l'altro arriva in ritardo.
Ma non finisce qui.
Arriva in ritardo e poi?
Dopo avermi caricato passa davanti al mio ostello a recuperare il mio compagno di stanza che avevo salutato più di mezz'ora prima...
No comment.
Il viaggio è piuttosto complicato.
Cambio tre autobus e poi prendo un traghetto.

Gli italiani iniziano a farsi sentire.
Oggi conosco una ragazza di Ivrea ed i suoi genitori.
Lei sta facendo la specializzazione in medicina a Sidney ed ha fatto venire i genitori in vacanza in Nuova Zelanda.
Alla fine passo la giornata a camminare per l'isola, prima da solo e poi in compagnia di Paola e Marie (una sua amica francese).
Se non fosse per la pioggia, l'isola sarebbe decisamente gradevole.
Strapiena di uccelli di varie specie ed immersa nella più totale pace.

In un pomeriggio non riesco a combinare molto.
Le previsioni per l'indomani sono ottime e quindi la mia scelta per il rientro sull'isola sud cade sull'ultimo traghetto.
La serata si conclude con una cena in compagnia di Paola e famiglia, Marie ed una coppia di olandesi...perché il locale della cena è moooolto intimo.
Chiunque si sieda al tavolo, si ritrova a tavola con gli altri avventori del locale.
A fine serata ci salutiamo.
Loro partiranno con il primo traghetto della mattina, mentre io rimango e spero che i cervelloni della meteo kiwi abbiano ragione.

Tra parentesi, la proprietaria di un caffè del luogo, quando ho accennato alle previsioni mi ha chiesto se era stato specificato se la giornata di sole fosse prevista come sole bagnato o sole asciutto...
Spero intendano sole asciutto!

martedì 8 dicembre 2009

Te Anau 08/12/2009

Che brutto risveglio.
Piove piove piove.
E ci sono minimo cinque ore di cammino per arrivare all'uscita del percorso.
Al mio risveglio, sono partiti quasi tutti.
Indovinate chi è rimasto in giro?
L'altro italiano, la brasiliana ed io...
Colazione veloce e partenza sotto una pioggia insistente.
Tutto impacchettato in mille sacchetti e la macchina fotografica nascosta ed insaccata il più possibile. Quindi...niente foto.
La fiacca del giorno prima inizia a far male da subito, nonostante abbia cercato di sistemarla nel miglior modo possibile.
Il percorso non è particolarmente bello, almeno quello che riesco a vedere incappucciato e chiuso nella giacca.
Dopo un po' mi raggiunge la ranger che è in giornata di cambio e quindi sta andando anche lei verso l'uscita.
Poco da dire.
Tanta acqua, tanta fatica e piede messo sempre peggio.
Comunque arrivo alla fine e dopo aver raggiunto la strada principale, trovo un passaggio verso il paese.
Torno nell'ostello del giorno prima e via di lavatrice...
Domani si va a Steward Island, l'isola a sud dell'isola sud.

Iris Hut 07/12/2009

Kepler Track
Arriva il giorno della partenza per la tre giorni di trekking.
Prima della partenza controllo le previsioni meteo e la situazione si fa subito complicata.
Gli esperti dicono che oggi ci sarà il solito tempo variabile e che nei prossimi giorni ci sarà il classico tempo schifoso.
Che fare?
Ovviamente tutto era ormai pronto per la partenza, quindi si va all'ufficio dei trekking e poi si decide.
Parlando con la signore delle prenotazioni, decido di affrontare l'impresa in due giorni.
Lei non è per niente d'accordo, anche perchè il percorso è studiato per essere fatto in quattro giorni. Proprio se uno vuole farsi del male, può pensare di farlo in tre, ma la soluzione due giorni non viene proprio presa in considerazione...
Tenta in tutti i modi di dissuadermi, ma niente da fare.
Prenoto la baita di metà percorso e parto.
Dopo un taglio tattico che mi porta a risparmiare circa un'ora di camminata, mi addentro nel bosco ed inizio la salita verso la prima baita.
Non sono per niente in forma e lo zaino pesante non aiuta.
Durante la prima ora mi superano in molti, ma la salita è quasi gradevole e proseguo.
Alle undici e dieci mi ritrovo alla prima baita.
Undici e dieci?
E secondo loro mi devo fermare a dormire una volta arrivato a questa baita?
E qui mi fermo un attimo.
Prima di arrivare alla baita faccio conoscenza con altri due ragazzi.
Solite domande su da dove vieni e via dicendo.
Dopo avergli detto che sono italiano, lui in un buon italiano mi dice di sapere un po' la lingua e che è di Capodistria, al che io parto a parlare in sloveno e via, festa grande. Birra a fiumi, grigliata di carne...ehm, no, forse sto un po' esagerando...
Loro proseguono nel cammino mentre io mi fermo alla baita per riscaldarmi un po', mangiare e cambiarmi.
Peccato che entrato nella sala principale vengo travolto dal gelo.
Ma che cavolo!
Fa freddissimo!
Mi cambio in fretta e proseguo subito per la prossima destinazione che secondo la segnaletica è a circa sei ore di distanza.
Questa è la parte del percorso più suggestiva.
Tutta in cima alle montagne, in certi punti a strapiombo da entrambi i lati del sentiero.
L'unico neo è la situazione climatica.
Vento, pioggia fitta, freddo ed in alcuni momenti nebbia.
Per una buona mezz'ora ho la sensazione di camminare sul sentiero del Bolettone, immerso nel freddo e nella nebbia mi chiede se uno deve andare fino in capo al mondo per camminare in un posto del genere.
Pochi minuti dopo si alza la nebbia ( o la nuvola che avvolgeva la montagna ) e mi ritrovo ad ammirare un panorama stupendo.
Da qui in avanti è tutto un godere di vedute magnifiche.
Inutile mettersi a descrivere, bastano le foto.
Arrivo in baita alle tre del pomeriggio. Per un po' avevo anche pensato di tentare il giro completo in un giorno, ma un'antipatica fiacca inizia a massacrarmi il piede destro e devo abbandonare l'idea dell'impresa.
In baita trovo gli immancabili tedeschi, due giapponesi, un israeliano, un irlandese, due australiani ed una coppia italo-brasiliana.
La scenetta più bella è quando arriva la ranger a controllare i presenti ed a recuperare i biglietti della prenotazione. Dopo aver spiegato tutto quello che si può e che non si può fare, ci avverte che probabilmente ci sarà un arrivo tardivo, perché c'è qualcuno che stamattina ha deciso di arrivare direttamente lì senza fare sosta alla tappa precedente.
Ovviamente quell'arrivo tardivo ero io...ed ero già lì da un pezzo...
Così sono stato battezzato dagli altri Late Arrival, giusto per prendermi un po' in giro.
Che dire sulla baita.
Per fortuna che c'era la coppia italo-brasiliana.
Alle otto erano già tutti a nanna!

Te Anau 06/12/2009

Sveglia alle sei!
Se non fosse che ieri sera ho ritrovato Carmen (l'italiana scappata in australia) e siamo usciti a bere qualcosa tirando decisamente tardi, non sarebbe una tragedia.
Ma visti i presupposti, la levataccia si è sentita e parecchio.
La prima parte del viaggio prevede lo spostamento in autobus verso il fantomatico Milford Sound.
Tradotto in italiano, si tratta di un fiordo che da queste parti viene considerato uno dei più belli al mondo.
Il tragitto in autobus viene fatto a tappe.
Numerose fermate in posti più o meno interessanti.
L'effetto è quello classico del giapponese.
L'autista spiega perchè ci fermiamo e cosa c'è da guardare e tutti i passeggeri scendono ed iniziano a scattare decine di fotografie solo perchè gli viene detto che quella cosa è da immortalare.
Devo ammettere che un po' di foto le ho scattate anch'io, ma di sicuro non sono al livello di due coreane che per ogni soggetti mitragliavano una decina di foto.
Anche quando si fotografavano tra di loro, minimo minimo partivano sette otto foto.
Tra una tappa e l'altra arriviamo a destinazione.
Ci imbarchiamo sulla nostra bella barchetta e partiamo ad esplorare il fiordo.
Niente da dire.
Molto suggestivo.
Credo che il maltempo dei giorni precedenti abbia anche aiutato in quanto dalle pareti rocciose scendevano tantissimi rivoli d'acqua.
Gli elementi di maggiore interesse sono alcune cascate permanenti.
Nel caso di un paio di queste, il pilota della barca si infila letteralmente con la poppa sotto l'acqua innaffiando tutti i passeggeri che si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato.
La navigazione ha come punto più lontano la fine del fiordo, ovvero il mar di Tasmania.
Una volta raggiunto questo punto si inverte la rotta e si torna verso il porto.
Lungo questo tragitto passiamo di fianco ad alcune colonie di foche che sono profondamente occupate con la loro principale attività diurna...dormire!
Solo un paio di loro si trovano in acqua, mentre la maggiora parte è distesa sui sassi immersa nel dolce far niente. Secondo me le foche intente a nuotare erano semplicemente rotolate in acqua nel sonno e stavano tentanto di riconquistare una buona posizione per rimettersi a riposare...
Il mio personale punto di vista sul Milford Sound è che...è un fiordo. Né bello né brutto, ma semplicemente un fiordo.
Purtroppo non credo di aver tempo di andare a controllare anche il Doubtfull Sound...
Rientriamo all'autobus e di conseguenza a Te Anau, la mia tappa pre trekking.
Qui saluto le due coreane con le quale ho fatto amicizia e mi avvia verso l'ostello e verso i negozi per acquistare le ultime cose per il giorno dopo.

sabato 5 dicembre 2009

Queenstown 05/12/2009

E dopo il parapendio, l'aliante, il paracadutismo non poteva mancare il deltaplano.
La giornata non è stupenda, ma nonostante sia impegnato a giocare a nascondino con le nuvole, il sole c'è.
L'appuntamento è per le 11.55 davanti all'ostello.
Così c'è tempo per due passi in centro e per incontrare Marcelo, il brasiliano, che è intento a cercare un modo per tornare ad Auckland in tempo per il suo volo di rientro verso Fortaleza.
L'ora x arriva ed anche il pulmino degli uomini dell'hang gliding.
Lungo il percorso raccogliamo gli altri compagni di avventura e gli altri due piloti.
L'allegra combriccola per una volta non contempla tedeschi ed è un'assoluta novità.
Giusto per fare l'appello, ci sono due spagnoli e due ragazze di New York più il sottoscritto.
Il programma della spedizione prevede due gruppi di lancio.
I primi a partire saranno i latini seguiti dalle due statunitensi che però dovranno aspettare che i deltaplani vengano smontati e riportati alla piazzola di lancio.
E adesso passiamo al volo vero e proprio.
Tecnicamente il secondo passeggero, ovvero quello pagante, ha un solo compito, quello di stare attaccato come una cozza al pilota evitando ogni movimento strano ed ogni contatto con la barra che serve a comandare il deltaplano.
Si parte con una breve corsa lungo il pendio scelto come base di lancio.
Dopo pochi passi l'imbragatura inizia a tirare e questo è il segno che il deltaplano inizia a volare e noi a staccarci dalla terra.
In un niente siamo in volo.
La sensazione è molto simile al parapendio, solo che la posizione di volo è decisamente più bella.
Sdraiati a pancia in giù con lo sguardo che può svariare ovunque.
Che dire?
Bello bello bello.
Se ne avete occasione provate!
Nel primo pomeriggio sono di nuovo a Queenstown ed a questo punto mi tocca prendere un po' di iniziativa ed organizzare i prossimi giorni.
Così, strisciata su strisciata (della carta di credito), prenoto la gita di domani al Milford Sound e mi informo sulla possibilità di poter percorrere il Kepler Track a partire da dopodomani.
Tutto a posto.
Domani mattina presto si parte per la tappa riposante che precede i tre giorni di trekking.
Il volantino parla di acqua, freddo e di tante altre cose negative. Secondo me tendo un po' ad esagerare, ma non giudico prima di aver finito e di essere tornato all'ostello di Te Anau.

venerdì 4 dicembre 2009

Queenstown 04/12/2009

Autostop?
Perché fare l'autostop se il tuo compagno di stanza ha una macchina ed è diretto esattamente nello stesso posto dove devi andare tu?
Meglio di così non poteva andare.
Per di più l'altro compagno di stanza è in cerca di un passaggio per la stessa città.
Belgio presente.
Brasile presente.
Italia presente.
Si chiudono le porte.
Si allacciano le cinture di sicurezza.
E si parte per Queenstown.
Sette ore di viaggio e non sentirle.
Il sole aiuta ad apprezzare i paesaggi che si susseguono lungo la strada.
Le chiacchere e la musica rendono il tempo un fattore di poca importanza.
Decine di fermate per fotografare i panorami e per fare due passi sui sentieri che partono dalla strada.
Un paio di momenti per ristorarci.
Un'ultima tappa riservata al ponte dove si narrà sia nato il Bungy Jumping ed alle sei del pomeriggio Queenstown é raggiunta.
Ancora una giornata da ricordare sia per le persone che per i panorami.
Cosa si può chiedere di più?



E dove porterà questo viaggio nei prossimi giorni?

Fox Glacier 03/12/2009

Ed arriva il giorno del ghiaccio.
La sveglia suona e il primo sguardo è tutto per la luce che sembra fare capolino da dietro le tende.
Mi avvicino alla finestra ed il sole irrompe nella mia giornata.
Cielo blu, nemmeno un filo di vento, qualche nuvoletta innocua sparsa qua e la.
E' andata bene, il ghiacciaio mi aspetta.
L'appuntamento è per le otto nella sede delle Fox Glacier Guides.
Nel giro di tre quarti d'ora, tutti i partecipanti alla spedizione sono attrezzati a puntino.
Ramponi, piccozza, zaino, corde, scarponi, casco, imbragatura ed i consigliati tre strati di vestiti oltre ad occhiali e crema solare!
Si va verso la partenza del tracciato a piedi.
Ci aspetta una scarpinata di quarantacinque minuti che ci porterà sul ghiaccio vivo.
Una volta messo piede sul ghiacciaio è doverosa una breve pausa per prepararci al momento topico della giornata. Indossiamo ramponi, ghette, casco, imbragatura e via verso le pareti da affrontare.
La prima parte della mattinata è incentrata sulla spiegazione delle tecniche di camminata coi ramponi ed a spiegarci cosa si può e non si può fare passeggiando sul ghiacciaio.
Raggiunta la parete, le due guide salgono in cima ed allestiscono una serie di corde per permetterci di arrampicare in tutta sicurezza.
L'esercizio si svolge a coppie.
Uno arrampica, mentre l'altro lo tiene in sicurezza in modo che se perde l'appiglio non vola a terra da tre o quattro metri d'altezza.
Ci vengono spiegate le tecniche di salita e di seguito le proviamo con più o meno successo.
Dopo varie prove la fatica si fa sentire e così le guide decidono di fermare tutto e di fare una bella pausa ristoratrice.
Ah, non ho ancora parlato dei componenti della compagnia.
Siamo in dieci.
Due guide, ovviamente neozelandesi!
Gli altri?
Beh, con un po' di fantasia potreste anche indovinare.
Abbiamo tre tedeschi, una danese, un austriaco ed una coppia di inglesi.
Come vedete, i più presenti sono sempre i nostri amici teutonici!
Dopo la pausa riproviamo alcune ascese e poi il gruppo si divide.
Quattro seguono una guida e vanno ad allestire un'altra zona per arrampicare, mentre gli altri quattro vanno a fare un giro sul ghiacciaio in cerca di grotte, buchi e zone di particolare interesse.
La nuova zona di arrampicata prevede tre punti di ascensione.
Quelllo più interessante é l'ultimo.
Si tratta di un buco nel ghiaccio che va a finire in un corso d'acqua sotterraneo.
Il passaggio è piuttosto angusto ed infatti non è facile trovare lo spazio né per puntare i ramponi né per puntare la piccozza. Alla fine questo risulta essere il momento più suggestivo della giornata.
Quattro o cinque metri sotto il livello del ghiaccio, immersi nel suo colore azzurro e con il rumore dell'acqua che scorre che riecheggia nelle orecchie. Difficile descrivere il momento.
Dopo quasi otto ore, la gita giunge al termine e torniamo piuttosto provati al paese di Fox Glacier.
Bello, veramente bello.
Secondo la guida, io ho vinto il premio miglior volo....
Durante la penultima arrampicata, mentre stavo per raggiungere la cima, ho perso la presa con i ramponi e sono stato lanciato lontano dalla parete dove è rimasta conficcata una delle due piccozze.
In pratica ero appeso come un salame alla corda e lì è finita la mia salita.
Peccato perché avevo quasi raggiunto la meta.
Una volta tornato in ostello mi rendo conto che ormai è troppo tardi per pianificare qualsiasi spostamento per l'indomani, così decido di rimandare ogni decisione al giorno dopo e che non potendo prendere nessun autobus, utilizzerò il vecchio e sempre valido mezzo di trasporto dell'autostop.

Fox Glacier 02/12/2009

Il viaggio più lungo.
Partenza dall'ostello alle 7.15, arrivo previsto al ghiacciaio della volpe 17.30.
Alla stazione dei treni vengo a sapere che il fantastico Tranz Alpine, spacciato come uno dei sei tratti ferroviari più belli al mondo, è monco. Arrivati all'Arthur's pass verremo trasferiti sui bus e quindi salteremo la parte più suggestiva del percorso. Dirlo prima no eh? Che magari prendevo l'autobus che ci metteva di meno e costava anche giusto la metà.
Come me, vengono fregati altri passeggeri, tra i quali una tedesca con la quale ho parlato e che è della mia stessa idea. A saperlo, avrebbe fatto un'altra scelta evitando il treno.
A questo punto c'è poco da fare se non mettersi in carrozza e partire con questo lunghissimo viaggio.
Tra le altre cose il tempo rimane pessimo. Nuvole e pioggia, oltre ad una temperatura nemmeno vagamente primaverile, rendono la giornata tutt'altro che piacevole.
Tra un treno ed un paio di bus, arrivo nella ridente cittadina di Fox Glacier. Saranno dieci case, più un supermercato, una stazione di benzina ed un paio di ostelli, oltre all'immancabile piazzola per gli elicotteri. Perchè non ve l'ho ancora detto, ma qui ci sono elicotteri ovunque.
L'ostello è carino. La gita di domani è confermata.
Non rimane altro da fare che cenare e sperare in un non Signore degli anelli prima di mettersi a letto.
Anche perché le possibilità di fare qualcosa al di fuori dell'ostello sono veramente ridotte all'osso.
Spero che domani siano le immagini a parlare al mio posto e che il sole torni a fare capolino.

Mi ero dimenticato un piccolo particolare.
I pappagalli neozelandesi.
Sono dei simpatici grossi volatili che stazionano all'Arthur's pass e che hanno come pietanza preferita le guarnizioni delle porte e dei vetri delle macchine.
Quindi, se vi capita di passare da quelle parti...prendete un autobus e lasciate la macchina a casa!

martedì 1 dicembre 2009

Christchurch 01/12/2009

Rotta verso Christchurch.
La giornata si presenta nuovamente pessima sotto l'aspetto meteorologico.
Dopo colazione, l'unica attività possibile oltre a leggere e dormire è quella di infilarsi in biblioteca dove l'accesso internet è gratuito e curiosare sul web.
All'una parte il Tranzcoastal. Treno che collega Picton a Christchurch, gemello di quello che collega Christchurch a Greymouth e che viene spacciato come uno dei sei tratti di ferrovia più suggestivi al mondo.
Domani vedremo.
Nel frattempo devo ancora capire perché in Nuova Zelanda sono in giro tutti con una borraccia in mano. Che siano giovani e meno giovani, in città o in un paesino, la borraccia c'è sempre. Mah...


Christchurch toccata e fuga.
La città sembra essere anche carina, ma tra la pioggia ed il poco tempo, non riesco proprio ad esprimere un giudizio obiettivo.
Ovviamente la serata della sala comune prevede la visione del signore degli anelli...
La camera invece è abitata da un olandese e da un coreano. Il quarto non è ben identificato, quindi per la statistica diamo per scontato che sia o UK o tedesco.
Cena in un ristorante coreano...piatto piccante...forse troppo.
Per il resto decisamente poco da riportare.

Picton 30/11/2009

Il risveglio è tragico.
Nonostante l'insistenza di Carmen per trattare il mio mal di gola con dei gustosi (bleah) gargarismi di acqua e sale, la situazione non è per niente migliorata. Anzi c'è anche il sentore di qualche linea di febbre.
E quale miglior trattamento se non un paio di immersioni durante una giornata di pioggia?
Alle 9.30 precise arriva il tizio delle immersioni. Ho come l'impressione che si chiami Nine. Ma Nine è un nome? Bah, poco importa.
A farci compagnia, c'è una coppia londinese che però farà solo snorkeling (con 'sto tempo...).
Due belle e rinfrescanti immersioni. Acqua a 13-14°.
La prima si svolge su un relitto di un vecchio traghetto che collegava Picton e Wellington. Il relitto è lungo 30 metri e si trova in acque relativamente poco profonde.
La secondo immersione prevede la visita ad una zona protetta popolata da un'infinità di blue codefish. Non ho la più pallida idea di come si chiamino in italiano questi pesci, ma vi posso dire che sono molto affamati ed hanno i denti. Nine si immerge con un pezzo di prosciutto crudo grande come un pugno e nel giro di 2-3 minuti i pesci lo fanno sparire tra le loro fauci. Saggiamo la loro fame aprendo un po' di scallops (conchiglie) e dandole in pasto ai codefish. Niente da fare, sono ancora affamati. Più di una volta mi mordono le dita della mano mentre cerco di aprire le conchiglie. Nel complesso, immersioni interessanti e strapiene di pesci. Peccato per la temperatura dell'acqua che mette a dura prova il fisico.
Il resto della giornata si trascina stancamente minato dalle pessime condizioni meteo e dall'incessante cadere della pioggia.

Picton 29/11/2009

E piangono...i francesi piangono!
Volto lo sguardo verso la coppia di francesi, lui mi guarda e con un laconico “No comment” ferma sul nascere qualsiasi discorso sulla partita.
Partita che non c'è stata.
Cinque mete degli All Blacks contro zero dei galletti.
L'insenatura dove si trova Picton é molto suggestiva.
Niente da dire.
Il biglietto da visita dell'isola sud è ottimo.
L'ostello è molto carino. La scelta di seguire i consigli di Linda (la ragazza di Napier) sembra azzeccata.
Anche il tizio con cui domani andrò a fare le immersioni sembra simpatico e affidabile (spero...).
Notiziona.
Me ne stavo andando un attimo in camera e una voce dice: “Di dove sei?”
La prima italiana del viaggio!
Carmen, veneta trapiantata in Australia. Nel senso che ha mollato tutto ed è andata in Australia. Da quello che ho capito, adesso è senza lavoro ed è venuta qui a fare un po' di vacanza.
Sono le 18 e credo sia meglio fare qualcosa per mettere qualcosa in pancia, visto che oggi sono ancora a digiuno.
Cena all'Irish pub di Picton. Sweet and sour fish. Tradotto, pesce tra il dolce ed il salato. Molto strano.
La serata riserva ben poche sorprese. A parte Carmen, gli avventori dell'ostello sono praticamente tutti tedeschi ed in generale non troppo socievoli.

domenica 29 novembre 2009

Wellington 28/11/2009

Sveglia non troppo presto, visto l'orario di rientro della sera prima.
(qui il bar è sempre più pieno e mancano 15 minuti al calcio d'inizio...)
La giornata si presenta disastrosa. Vento forte, pioggia fitta, temperatura bassa.
Mi tocca ritornare a vestire i pantaloni lunghi e qualcosa di più pesante di una maglietta.
All'ingresso dell'ostello c'è un tabellone, anzi, due tabelloni con i suggerimenti sulle cento attività da fare a Wellington in caso di bel tempo ed in caso di brutto tempo. La seconda opzione è quella che mi riguarda. Così la giornata parte con una bella colazione e prosegue per musei.
Il primo è il Te Papa. Uno dei migliori musei al mondo. Dovrò informarmi su questa classificazione perché qui sembra che tutto faccia parte dell'elite mondiale, ma sarà vero?
A loro favore posso dire che il museo è veramente molto bello e merita una visita approfondita. All'interno si trova un po' tutto quello che vuol dire Nuova Zelanda. Dai terremoti, ai Maori, alla fauna locale. Credo che si potrebbe passare tranquillamente una giornata intera a passeggiare per le sale, ma dopo un paio d'ore o poco più me ne vado.
Seconda tappa, un'altro museo. Si tratta del museo del mare. Appena entrato mi rendo conto che forse era il caso di evitare. Il museo è carino, ma io ero già stufo di girare per sale nel museo precedente.
(il volume si alza e vengono annunciate le formazioni)
Ultimo museo della giornata, il Weta Cave.
Gli amanti del fantasy dovrebbero sapere che cos'è.
Si tratta di un piccolo (direi anche piccolissimo) museo dedicato alla società neozelandese che si è dedicata alla produzione del signore degli anelli. Non mi ricordo se l'ho già scritto, ma sto iniziando ad odiare gli hobbit e tutti i personaggi che li circondano. In ogni ostello che visito mi ritrovo a vedere spezzoni del film. Basta!
Ah sì, la Weta. Tra le altre cose si sono dedicati anche a Narnia, Io, Robot e molti altri film.
Nel museo ci sono un sacco di statuine dei personaggi dei film, ovviamente tutte in vendita a caro prezzo. La parte più interessante è la proiezione di un breve film che descrive le attività e la storia dell'attività di Jackson e socio.
Fine pomeriggio in piscina per una sana nuotata. Nel frattempo la situazione meteo migliora e lascia sperare in una nuova giornata di sole per domenica.
Serata fiacca. Per una strana coincidenza mi ritrovo all'ingresso dell'ostello a parlare con un tedesco che svela di avere tra i suoi progetti principali quello di visitare la valle dell'Isonzo. Il tedesco in questione ha 61 anni ed il giorno prima ha affrontato il Tongariro Crossing. Ah...era in stanza con me a Taupo.
La partita inizia.
Velodrome di Marsiglia.
France vs All Blacks.
I kiwi aspettano questo momento dalla sfortunata partita dei mondiali.
Ce la faranno a far piangere i galletti?

venerdì 27 novembre 2009

Wellington 27/11/2009



Mattinata ancora a Napier.
Visita all'acquario e passeggiata sino alla sirenetta (modello Copenaghen) del posto.
Lungo la passeggiata incontro un tizio con un cane e chiaccheriamo un po'.
Se non fosse per la gente incontrata, di questa città mi rimarrebbe ben poco....
Mi resta da visitare il Bluff Hill. Collinetta che sovrasta la città e dalla quale si può godere uno splendido panorama, o almeno queste sono le parole della tizia dell'ufficio informazioni.
La passeggiata dovrebbe essere un po' impegnativa ma piacevole.
Che due chilometri di salita tipo Stelvio si possano definire piacevoli mi sembra alquanto opinabile.
Se poi,una volta giunti in cima, il tanto dileggiato panorama non comprende la vista sulla città (coperta dagli alberi) e le uniche cose che si vedono sono il mare e...il porto, un vaffan ci potrebbe anche scappare...
Per fortuna che due gentili australiani mi danno un passaggio per tornare in centro.
Ok, non è che l'hanno fatto proprio volontariamente. Diciamo che li ho gentilmente pregati di evitarmi la strada a piedi e loro hanno acconsentito con un sorriso.
E adesso Wellington.
Mi aspetta il mio amico Francisco che è lì già da un paio di settimane e che quindi dovrebbe ormai aver preso possesso della città.
Città che ormai è in vista, quindi passo e chiudo.


Ed eccoci sul traghetto per l'isola sud.
Una ragazza kiwi mi ha detto che per andare sull'isola sud ci vuole il passaporto...tutto il mondo é paese :-)
Il programma del viaggio prevede la visione di Francia vs All Blacks ed il bar si sta già animando di kiwi. Di fianco a me c'è un francese. Spero proprio che fra un paio d'ore sia meno sorridente di quanto lo è adesso.
Sto divagando, quindi torno a due giorni fa.
Wellington si è presentata con un triste cielo nuvoloso che non faceva prevedere niente di buono per il giorno dopo.
L'ostello è stato una sorpresa. O meglio, la camera dell'ostello. Io non sono noto per il mio ordine, ma normalmente, quando sono in giro, cerco di mantenermi quantomeno su livelli decenti. Entro in camera e mi si presenta davanti una sorta di percorso di guerra tra asciugamani, scarpe, residui di non so cosa e via dicendo. L'accesso al bagno è praticamente impossibile.
Insomma, quanto a compagni di stanza non mi sta andando molto bene in questi ultimi giorni.
Spero di rifarmi nell'isola sud.
Per la cena mi affido ad un consiglio della guida. Il posto si chiama Chow e sembra carino. Peccato che dopo un'ora passata al bar ad aspettare che si liberi un tavolo, mi stufo e me ne vado via ripiegando su...un Burger King...
La serata prosegue con Francisco e Santiago, due argentini di Cordoba, girando per locali.
Tra l'altro, un buttafuori decide che le mie scarpe non sono consone al locale. Essendo vicini all'ostello decido di andare in camera per n veloce cambio. Torniamo al locale e...il buttafuori acconsente all'ingresso con i miei scarponi da montagna. A posto siamo...
Non c'è molto altro da dire sulla serata. Ad un certo punto Santiago molla le chiavi dell'appartamento a Francisco e sparisce con una bionda.

giovedì 26 novembre 2009

Napier 26/11/2009

Mmmmm
stamattina la pazzia è saltata per vento
domani niente mongolfiera per vento
mmmm
in questa città se non hai una macchina non riesci a vedere niente...
mmmm
va beh
domattina m'invento qualcosa e poi si va a Wellington e poi isola sud!


Mmm
certo che quando non gira non gira
sarà la maledizione del diciassettesimo giorno o sarà proprio il paese che mi è indigesto, ma nemmeno la cena va per il verso giusto.
Esco dall'ostello alle 20 circa e vado alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa.
Una volta trovato, ordino e...cucina chiusa.
Ore 2030 cucina chiusa???
No comment.
Dalla disperazione cerco un pub e mi accontento di Guinness e burger.
E qui la giornata gira.
Meglio tardi che mai.
Mentre sono intento a finire la mia birra, si avvicina una ragazza dal tavolo di fianco e mi invita a sedermi con lei ed i suoi amici.
Otto neozelandesi del posto con i quali passo il resto della serata.
Tra l'altro, una delle ragazze inizia a chiedermi dove voglio andare nei prossimi giorni e cosa voglio vedere. Prende in mano la mia guida, ovviamente in italiano, ed inizia a sottolineare, cerchiare, scrivere una serie di locali e posti dove devo assolutamente andare. Cazzia alcune scelte e mi dice di non andare in quel posto perché è troppo turistico e di andare in quell'altro perchè è molto più selvaggio ed interessante. In pratica mi ha rivoltato come un calzino il programma dell'isola sud.
Tra oggi e domani riprogrammo tutto e vedo se riesco a seguire tutti i suggerimenti.
A fine serata ci salutiamo e torno al mio ostello.
Questa sera camera a quattro ma solo un coinquilino.
Maschio, nazionalità indefinita ma credo anglofona, età sui cinquanta andanti...

mercoledì 25 novembre 2009

Taupo 25/11/2009


Tongariro Crossing
senzaparole...

(ma la Nuova Zelanda è invasa dai tedeschi?)


Un unico appunto.
Una volta in cima al Monte Tongariro, mi piazzo al riparo dal vento per mangiare qualcosa.
Ad un certo punto sento un beep famigliare.
Trattasi del mio cellulare.Penso...ma chi mi scrive?
Leggo il messaggio e...l'Inter come al solito ha fatto il suo dovere in sciampsion lig.
Scusate amici interisti, ma è stata come la ciliegina sulla torta :-)